Jazan deve la sua ricca cucina culinaria alle sue eclettiche risorse geografiche. Gli ettari di terra coltivabile, il clima gradevole e la diversità topografica ne fanno un cuore agricolo centrale dove si raccolgono una miriade di verdure e frutti tropicali. Questa città costiera vanta anche una ricchezza di frutti di mare.
Ogni anno, all’inizio della primavera, si tiene un festival in cui i pescatori locali vanno a pescare l’abbondante pesce pappagallo nell’adiacente Mar Rosso.
Il gioco d’azzardo e l’apicoltura hanno anche lasciato impronte determinanti nella sostanziosa cucina meridionale di Jazan. Diversi piatti prendono il nome dalle pentole di pietra o di argilla usate nella loro preparazione. Tradizionalmente, le pentole venivano fabbricate da zero dalle matriarche di famiglia. Al giorno d’oggi, si possono acquistare in vari mercati artigianali in tutto il paese.
Maghsh, per esempio, è un piatto caratteristico: stufato di manzo con verdure come patate, okra, pomodori e zucchine. Ma Maghsh è anche il nome della pentola di pietra usata per cucinare il piatto, che è in qualche modo simile al dolsot coreano. Usato per preparare quasi tutti i piatti allettanti, la presenza di un forno speciale di tannour chiamato Mifa è comune nelle famiglie Jazani.
Passando direttamente ai piatti principali, ecco una selezione di deliziosi antipasti, tramandati da una generazione all’altra:
Entrambi sono tipi di pane acido fatto di grano intero macinato o di mais che viene lasciato fermentare per diversi giorni, dandogli un distinto sapore piccante. Il lahooh è più piatto, quasi sottile come una crêpe. Di solito si gustano appena usciti dal forno, inzuppati in stufati o yogurt, o ricoperti di burro, ghee o miele.
Per finire con una nota dolce, il più famoso dessert Jazani si chiama Marsah. Si tratta di un pesante mix di pane e pezzi di banana, condito con miele e ghee.
Il caffè arabo del sud, il Gahwa Gishr, che è tipicamente fatto con l’infusione di bucce di caffè con cardamomo e zenzero, conclude perfettamente i pasti destinati all’indulgenza.